Bassorilievo di Cibele alla porte di Siracusa (Cavallari-Holm)Tra i tanti culti religiosi attestati nella Siracusa greca vi era anche quello della dea Cibele. Non si trattava di una divinità tradizionale del pantheon greco ma, in particolar modo a partire dall'epoca ellenistica, divinità di tradizione orientale e spesso associate a culti misterici, fecero la loro comparsa tra i riti religiosi. L'area archeologica più celebre tra quelle legate al culto di Cibele, in Sicilia orientale è quella dei Santoni nei pressi di Akrai (Palazzolo Acreide) ma nel corso degli scavi archeologici in Sicilia sono stati trovati svariati reperti afferenti al culto di Cibele e Attis, in parte esposti al museo archeologico "Paolo Orsi" di Siracusa. A fine ottocento gli studiosi Saverio Cavallari e Adolfo Holm hanno anche individuato e studiato un bassorilievo ubicato alle porte di Siracusa.

L'area delle mura dionigiane e del Fusco

Tracce delle mura dionigianeIl parco archeologico di Siracusa, istituito pochi anni fa, comprende i principali monumenti classici della città tra cui l'area archeologica della Neapolis con il teatro greco, l'orecchio di Dionisio e l'ara di Ierone e il Castello Eurialo, posto nell'odierna frazione di Belvedere. Siracusa però vanta anche un'ampia area di interesse archeologico che al momento, pur facendo parte del parco, non rientra in un'area attrezzata per la fruizione turistica. Si tratta dell'area delle mura dionigiane, volute appunto dal tiranno Dionisio per difendere la pentapoli. In anni passati è stata anche ipotizzata la realizzazione di un parco della mure dionigiane lungo questa lunga fascia ad anello che circonda l'intero abitato moderno. Al momento però il progetto non è ancora riuscito a concretizzarsi. Pertanto le possibilità di fruizione di tanti siti minori sono al momento eterogenee al pari della loro manutenzione o accessibilità. Se il versante est delle mura dionigiane gode della vicinanza della pista ciclabile "Rossana Maiorca" e dei relativi sentieri di accesso, al momento è invece del tutto abbandonata l'area dell'antica necropoli del Fusco. L'area del Fusco si sviluppa lungo le terrazze calcaree meridionali dell'altipiano dell'Epipoli e del colle Temenite, a ridosso dell'odierna area archeologica della Neapolis. Qui correva il fronte sud delle mura dionigiane, delle quali in più punti si possono ancora percepire fondazioni, filari e resti di torri o fortini. Essendo un'area a ridosso di una delle porte della città si sviluppò qui anche una delle più ricche necropoli della Siracusa greca.

Il bassorilievo di Cibele

Pinax raffigurante Cibele ad AkraiTanti reperti di grande pregio, esposti oggi al museo di Siracusa sono stati recuperati nel corso delle campagne di esplorazione della necropoli del Fusco svolte a fine ottocento, ad opera di Cavallari, Holm e Paolo Orsi. Proprio nel corso di queste campagne Saverio Cavallari si ritrovò a studiare tra l'altro le centinaia di nicchie rettangolari (naiskoi)  che caratterizzano quest'area e che un tempo contenevano dei pinakes, i tipici quadretti votivi in uso nel mondo greco. Nell'immagine a corredo è possibile vedere il celebre pinax di Akrai. Purtroppo pochissimi pinakes sopravvivono ancora oggi e sono in parte esposti al museo archeologico di Siracusa. Sicuramente l'accesso alla città da questo versante doveva apparire alquanto monumentale a qualsiasi visitatore per la sontuosità dei monumenti funebri, delle aree sacre e dei quadretti votivi presenti.

Nel corso delle loro ricerche Cavallari e Holm individuarono anche un rilievo particolare1 raffigurante una divinità femminile seduta in trono tra dei leoni e con un tamburino nella mano destra. L'iconografia era quella della dea Cibele, divinità di probabile origine anatolica il cui culto ebbe notevole diffusione in Sicilia (nell'immagine uno dei rilievi dei Santoni di Akrai). La figura della dea Cibele è misteriosa e ancora oggi le caratteristiche del suo culto sono oggetto di studio. Era la madre degli dei e pertanto associabile anche alle tradizionali divinità greche con una figura materna quali Demetra, molto popolare nella Siracusa greca, o Rhea.

Nella topografia archeologica di Siracusa pubblicata a fine ottocento, tra i tanti punti di interesse archeologico riportati, questo bassorilievo di Cibele risulta sicuramente essere una peculiarità, tanto per lo studioso quanto per gli amanti della storia e Scaletta nella roccia alla necropoli del Fuscodell'archeologia. Dispiace però dire che allo stato attuale il bassorilievo risulta essere caduto nell'oblio e risulta impossibile poterlo vedere nel luogo indicato. L'area urbana è stata pesantemente modificata nei decenni successivi alle ricerche del Cavallari, anche con la realizzazione del nuovo cimitero comunale. Il bassorilievo è citato in svariati testi e anche in guide archeologiche di pubblicazione piuttosto recente2 ma nessuno in tempi moderni ha avuto la possibilità di vederlo o fotografarlo. Che fine ha fatto allora la nostra Cibele? Il ricercatore frettoloso potrebbe darlo per disperso all'interno di quell'area sacra che in alcuni articoli è chiamata la "Via Tagliata" e ove alcuni studiosi hanno addirittura ipotizzato l'esistenza di un "santuario dalle cento are"3. Studiando però le carte topografiche sembra che il rilievo fosse posizionato a ridosso delle mura dell'odierno cimitero comunale. La presenza di rovi, alberi e cespugli molto fitti potrebbe allora far pensare che il bassorilievo si trovi tra la vegetazione, in attesa di essere nuovamente liberato. E' però probabile che nulla venga ritrovato anche rimuovendo i cespugli. Si tratta di uno di quei piccoli ritrovamenti archeologici che vengono salvati ma poi dimenticati. Una piccola nota in un testo dedicato ai culti orientali, pubblicato nel 1973 (unica citazione trovata)4 ci informa che il blocco contenente il bassorilievo venne rimosso e conservato all'interno dell'area archeologica della Neapolis per salvarlo dai lavoro edili nella contrada Fusco. E' probabile allora che la Cibele siracusana sia al sicuro, probabilmente nel vicino parco archeologico o nei depositi del museo in attesa che nuove ricerche o spazi espositivi consentano nuovamente di restituirla alla pubblica fruizione.

 

Bibliografia di base per approfondire

  • (1) Cavallari F.S., Appendice alla topografia archeologica di Siracusa, Carlo Clausen, 1891
  • (2) Coarelli F., Torelli M., Sicilia. Guida archeologica, Laterza, 2000
  • (3) Polacco L., Mirisola M., Il santuario siracusano delle cento are, in "Quaderni del Mediterraneo" n.13, 2005
  • (4) Sfameni Gasparro G., I culti orientali in Sicilia, Brill, 1973