Tracciato viario presso la porta scea di SiracusaL'antica Siracusa greca era celebre per la sua ricchezza e potenza così come per le sue monumentali mura fatte realizzare dal tiranno Dionisio per difendere la città dai Cartaginesi o da qualsiasi altro attacco dalla terra o dal mare. Il circuito murario aveva una lunghezza stimata in circa 30 Km (dai 27 ai 32 Km a seconda delle ipotesi dei diversi studiosi) e circondava la pentapoli, formata dai 4 quartieri storici: l'isola di Ortigia, Akradina, Tyche e Neapolis oltre all'altipiano dell'Epipoli. Si difendeva così una posizione strategicamente importante e al contempo si comprendevano nel perimetro della mura anche terreni ad uso agricolo, utili in caso di assedio prolungato alla città. Varie porte principali e numerose postierle di minori dimensioni permettevano di spostarsi dalla città verso le varie arterie che portavano verso sud (la via Elorina verso Eloro e Kamarina), l'entroterra (Akrai e Kasmene) e le antiche Megara Iblea, Leontinoi e Catania a nord.

Molto poco purtroppo è ancora oggi superstite delle antiche mura dionigiane e ancora meno delle porte monumentali. Una tra le meglio conservate (ma poco valorizzate) si trova lungo la periferia settentrionale della città in direzione della contrada Targia presso l'antica e attuale Scala Greca. Si tratta di una porta cittadina che fu già studiata dall'archeologo Saverio Cavallari a metà del diciannovesimo secolo e su cui ritornò con più attenzione Paolo Orsi nel 1893 descrivendola in un resoconto nelle notizie degli scavi. L'archeologo roveretano la definì una "porta scea" che è ancora oggi il nome utilizzato per indicarla dagli studiosi o quello presente sulle varie mappe online. Con il termine Porta Scea in questo caso non si allude alle celebri porte dell'antica Troia bensì ad un tipo di porte nella cinta muraria, descritto anche da Vitruvio, munito di una torre alla sua sinistra che facilitava ai difensori il lancio dei proiettili verso gli assalitori sul loro fianco sguarnito dalla protezione dello scudo. E' anche il caso di questa porta di Siracusa. Sebbene rimangano solo pochi filari ancora visibili si intuisce la presenza di un'antica torre nella parte sommitale della porta. Nonostante la vegetazione, a tratti fitta, rimane invece ben visibile il tracciato ad "S", scavato nella roccia calcarea che permetteva di raggiungere l'accesso alla città aretusea. La forma del tracciato probabilmente seguiva l'andamento naturale del declivio ma allo stesso tempo impediva  anche un accesso rapido e diretto ad eventuali torme di assalitori.

La Porta Scea nella pianta di Paolo Orsi

Si doveva trattare di una porta di una certa importanza e gli scavi preliminari eseguiti da Paolo Orsi misero in luce anche ulteriori strutture e una vasca per l'acqua che attribuì alla presenza di una piccola caserma. L'archeologo mise questa porta in stretta relazione con l'altra vicina di levante, quella da individuarsi presso la cosiddetta barriera di Scala Greca, l'exapylon citato dalle fonti antiche. Riguardo all'ulteriore porta urbica, quella situata nella località Targetta, scriveva invece di ritenerla di importanza secondaria se non puramente pedonale vista la presenza di gradoni. Nell'opinione di Paolo Orsi la porta di Scala Greca e la porta Scea costituivano un'unico sistema per meglio regolare il vasto traffico di persone e merci che raggiungeva Siracusa e laddove altri autori sulla base delle descrizioni antiche immaginano l'esistenza di un exapylon cioè una porta dotata di sei varchi affiancati, secondo Orsi invece i sei varchi erano costituiti dal sistema di queste due porte monumentali e di alcune postierle pedonali che poi si ricongiungevano su un'unica strada una volta varcato il perimetro urbano. Considerando la pendenza e la presenza di una sorta di "scala dentata" al centro della carreggiata, Orsi supponeva che la Porta Scea fosse destinata al solo traffico in ingresso essendo di difficile se non impossibile percorribilità per carri in uscita. La scala dentata al centro serviva agli animali da soma per potersi arrampicare lungo il ripido pendio. Ipotesi di studiosi contemporanei (Mertens-Beste) confermano l'ipotesi dell'origine greca nella porta mentre posticipano ad un rifacimento più tardo l'aggiunta delle tacche dentate centrali.

Veduta dall'alto del tracciato viario della porta scea

La Porta Scea così come il perimetro extraurbano delle antiche mura dionigiane sono aree di grande suggestione per gli amanti dell'escursionismo archeologico. Purtroppo tale tracciato è solo in parte fruibile allo stato attuale  e non attrezzato per l'accoglienza al visitatore. Solo occasionalmente vengono organizzate attività per riscoprire le mura dionigiane, tra questi anche alcuni eventi speciali Hermes Sicily proposti in data unica, nell'attesa che torni in auge l'antico progetto di realizzazione di un parco delle mura dionigiane.