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Le mura dionigiane furono fatte costruire dal tiranno Dionisio I per la difesa di Siracusa e del vicino altipiano dell'Epipoli, punto strategico fondamentale per il controllo del territorio. Nel V sec. a.C., infatti, Siracusa era entrata in guerra con Atene e il lungo assedio della città aveva messo in luce tutta la debolezza del sistema difensivo e l'importanza strategica dell'altipiano dell'Epipoli per controllare l'accesso via terra a Siracusa. Terminata la guerra, nel 406 a.C. salì al potere il tiranno Dionigi (o Dionisio, celebre anche per la leggenda dell'omonimo orecchio nel parco archeologico della Neapolis) che, prima di intraprendere la sua politica egemonica e di contrasto al nemico cartaginese, stanziato in Sicilia occidentale, decise di dotare la città di un formidabile sistema difensivo. Le mura dionigiane rappresentano una delle più imponenti opere difensive costruite nel mondo greco. Sebbene il percorso antico e la lunghezza esatta non siano conosciuti con esattezza, probabilmente le mura di Siracusa avevano un perimetro di non meno di 27 Km, sufficiente per inglobare la pentapoli, come era chiamata Siracusa per i suoi cinque quartieri (Ortigia, Akradina, Tyche, Neapolis ed Epipoli), e una vasta area di suolo agricolo da sfruttare per la sussistenza in caso di un assedio prolungato.
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L'area archeologica della Neapolis è il più importante parco archeologico di Siracusa e una meta quasi obbligata per il turista in visita alla città di Archimede. Al suo interno è possibile visitare alcuni tra i più noti monumenti antichi della città come il teatro greco o le latomie con l'orecchio di Dionisio e la grotta dei cordari. Uno dei monumenti più peculiari è però sicuramente una grande piattaforma di pietra calcarea che accoglie il visitatore che si appresta ad entrare nel parco archeologico: si tratta dell'ara di Ierone II. Come lo stesso nome odierno del monumento ci fa intendere si tratta di una costruzione voluta dal tiranno Ierone II, vissuto nel III sec. a.C. Quella di Ierone II fu probabilmente l'epoca di massimo splendore della città, pochi decenni prima della guerra con Roma e conseguente conquista di Siracusa. Le are ovvero gli altari dedicati ai sacrifici degli dei erano comuni nel mondo greco. Potevano essere di piccole dimensioni, addirittura domestiche oppure monumentali come è il caso dell'ara di Ierone II a Siracusa. La piattaforma calcarea ancora oggi visibille misura circa 198m di lunghezza e 23m di larghezza ed è pertanto il più grande altare conosciuto nel mondo greco.
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Il parco archeologico della Neapolis di Siracusa è l'area monumentale più visitata della città e una tappa quasi o
bbligatoria per chi si trova in visita nella città di Archimede. Se avete avuto modo di visitare l'area della Neapolis in questi ultimi anni avrete notato che il percorso fisso di visita consentiva sì di ammirare i principali monumenti ma non comprendeva in realtà l'intera estesione del parco. Da numerosi anni il percorso monumentale aperto ai visitatori include infatti la latomia del Paradiso, l'Orecchio di Dionisio, il teatro greco, il ninfeo, l'ara di Ierone (sebbene vista dall'esterno) e l'anfiteatro romano, lasciando però chiusa al pubblico una vasta area delle latomie. Stando ai comunicati ufficiali della direzione del parco archeologico di Siracusa, questa situazione dovrebbe cambiare a partire dalla primavera 2021.
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Tra i tanti culti religiosi attestati nella Siracusa greca vi era anche quello della dea Cibele. Non si trattava di una divinità tradizionale del pantheon greco ma, in particolar modo a partire dall'epoca ellenistica, divinità di tradizione orientale e spesso associate a culti misterici, fecero la loro comparsa tra i riti religiosi. L'area archeologica più celebre tra quelle legate al culto di Cibele, in Sicilia orientale è quella dei Santoni nei pressi di Akrai (Palazzolo Acreide) ma nel corso degli scavi archeologici in Sicilia sono stati trovati svariati reperti afferenti al culto di Cibele e Attis, in parte esposti al museo archeologico "Paolo Orsi" di Siracusa. A fine ottocento gli studiosi Saverio Cavallari e Adolfo Holm hanno anche individuato e studiato un bassorilievo ubicato alle porte di Siracusa.